Alessandra Marzadri

Si presenti.

Mi chiamo Alessandra Marzadri e insegno infrastrutture idrauliche urbane alla laurea magistrale in ingegneria per ambiente e territorio e il modulo di costruzioni idrauliche nel corso di costruzioni idrauliche con nozioni di idraulica alla laurea in ingegneria edile e architettura.

Cosa la appassiona di questa materia?

Delle materie che insegno mi appassiona soprattutto, per quanto riguarda le reti di drenaggio urbano, le nuove tecniche di drenaggio urbano sostenibile quindi come utilizzare i tetti verdi piuttosto che le pavimentazioni porose per integrare quelle che sono le infrastrutture idrauliche esistenti e migliorare, dal punto di vista della protezione idraulica, quello che è il nostro territorio urbano.

Come mai ha scelto questo lavoro?

Ho scelto questo lavoro perché mi appassiona la ricerca e quindi l’università è un ambiente in cui, oltre all’insegnamento, si ha la possibilità di continuare a fare l’attività di ricerca.

Da quanto tempo insegna a Trento?

Insegno all’università di Trento da circa quattro anni.

Se pensa, rispetto all’inizio, quali cambiamenti sono avvenuti in lei come insegnante o nel modo di insegnare?

Sicuramente il modo di insegnare si apprende anno per anno, ascoltando quelle che sono le esigenze degli studenti, vedendo come rispondono alle lezioni e come si appassionano alla materia. Quindi ogni anno il target e le lezioni vengono fatte pensando a come lo studente reagirà a quello che noi insegniamo.

Svolge anche ricerca? A che progetti sta lavorando in quest’ultimo periodo?

Sì, svolgo anche attività di ricerca e la mia attività si concentra soprattutto sul trasporto di contaminanti all’interno dei corsi d’acqua ed in particolare mi appassiona il lavoro che abbiamo fatto sulle emissioni di gas serra dai fiumi.
I fiumi raccolgono quella che è la concentrazione di nitrato e di ammonio dalle zone agricole o dalle zone urbane e lo trasformano in protossido di azoto che è uno dei più importanti gas serra.

Tra i progetti a cui ha lavorato durante il suo percorso, ce n’è uno che l’ha entusiasmata particolarmente?

Direi questo sul protossido di azoto perché siamo partiti analizzando quello che succede in un tratto di un corso d’acqua e poi via via abbiamo esteso un modello ad una scala sia spaziale che temporale sempre più grande, per riuscire poi a caratterizzare quelle che sono le emissioni di protossido di azoto a scala globale.

Che tipo di contesto è quello in cui è inserita l’università?

Sicuramente l’università è fortemente integrata con il territorio e quello che viene sviluppato all’interno dell’università, sia a livello teorico ma anche a livello pratico, può essere sicuramente applicato all’interno del territorio.
Pensando agli ambiti sperimentali, molti dei nostri corsi d’acqua piuttosto che le nostre aree agricole o urbane possono essere utilizzate come caso studio per sviluppare sulla pratica quella che è la nostra ricerca teorica.

Cosa direbbe ad uno studente che vuole iscriversi o ad uno iscritto a Ingegneria ambientale a Trento?

A questa persona direi che deve vedere gli esami come un’opportunità e non come un ostacolo, nel senso che ogni esame, quindi studiare ogni materia, gli darà la possibilità di approfondire un argomento.
Non deve essere quindi visto come un ostacolo da dover superare e poi una volta superato questo ostacolo ce lo dimentichiamo e ne inizia subito un altro.