Gianni Andreottola

Si presenti.

Sono Gianni Andreottola, insegno ingegneria sanitaria ambientale all’università di Trento.
La materia è appassionante perché nella mia disciplina mi occupo di identificare soluzioni tecnologiche per ridurre o addirittura eliminare l’inquinamento nelle matrici ambientali.

Cosa la appassiona di questa materia?

É stata una passione dal primo giorno, al politecnico di Milano ho incontrato dei docenti che mi hanno fatto appassionare ai problemi del disinquinamento.

Da quanto tempo insegna a Trento?

L’anno prossimo sono trent’anni che sono in questo dipartimento.

Se pensa, rispetto all’inizio, quali cambiamenti sono avvenuti in lei come insegnante o nel modo di insegnare?

Il primo giorno ero un giovane ricercatore quindi ero emozionato all’idea di avere una classe solo per me a cui trasferire le mie conoscenze e soprattutto farli appassionare.
Dopo quasi trent’anni ho molta più esperienza nella ricerca e nella didattica però spero di riuscire ancora a trasmettere la passione che mi ha animato nella mia attività.

Svolge anche ricerca? A che progetti sta lavorando in quest’ultimo periodo?

La ricerca è una parte vitale della mia attività di docente in cui negli ultimi anni mi sto occupando di un problema assolutamente di attività nel campo del disinquinamento ambientale, cioè la riduzione della produzione dei fanghi di depurazione e soprattutto la valorizzazione di questi fanghi per produrre energia ed estrarre materie prime come fosforo e azoto.

Tra i progetti a cui ha lavorato durante il suo percorso, ce n’è uno che l’ha entusiasmata particolarmente?

Il progetto più importante a cui ho lavorato è la trasformazione dei fanghi, che sono un problema, in materie secondarie e questo è un progetto che ha un valore immenso se pensiamo all’impatto ambientale negativo che possono avere questi fanghi.
Quindi è un progetto che con i miei collaboratori stiamo lavorando molto intensamente.

Che tipo di contesto è quello in cui è inserita l’università?

L’università di Trento è una piccola realtà rispetto ai grandi politecnici ma è assolutamente un centro di eccellenza e soprattutto ci sono giovani ricercatori molto motivati quindi si lavora molto bene.
L’università di Trento ha un rapporto molto stretto con il suo territorio soprattutto con le sue imprese, quindi da questo scaturiscono progetti stimolanti sia per l’università che per le imprese stesse.

Se ha insegnato in contesti territoriali diversi, quali differenze ha rilevato?

Nei primi anni ho insegnato al politecnico di Milano come assegnista di ricerca.
É un ambiente sicuramente stimolante ma rispetto a Trento la differenza più significativa è che in questa università c’è un rapporto molto stretto tra corpo docente e studenti, cosa che non è possibile in un grande ateneo.

Cosa direbbe ad uno studente che vuole iscriversi o ad uno iscritto a Ingegneria ambientale a Trento?

A uno studente che vuole iscriversi a Trento direi che fa un’ottima scelta perché un ateneo dove si studia e soprattutto si fa ricerca insieme ai docenti e ai ricercatori in maniera ottimale e soprattutto di riesce a trasferire allo studente una passione che poi si porterà a dietro tutta la vita.
L’università di Trento e soprattutto il nostro dipartimento offre agli studenti un ambiente molto molto stimolante. Questa secondo me è una cosa che ci distingue da altri atenei italiani che sicuramente hanno una grande qualità scientifica ma non sempre offrono un’accoglienza e un ambiente vitale come il nostro.